«Sono nata a Roma nel 1993 mentre tentavo di morire, uccidendo mia madre. Non ci sono riuscita e, da quel momento, ho dovuto fare i conti con un increscioso futuro che prevedeva lo scrivere biografie. Interessa al lettore o allo spettatore sapere che mi fu raccontato che a nove mesi già giocavo a ripetere parole astruse (un fenomeno da baraccone)? No, non credo. Al pubblico, interessano particolari più corposi o gossip. Però, a pensarci, il fatto che gongolassi nel ripetere “garrula!” dall’alto del mio seggiolone avrebbe dovuto mettere in guardia i miei familiari su quello che li aspettava.
Sono cresciuta ribadendo che avrei fatto l’attrice e, nel frattempo, oltre che improvvisare siparietti domestici, leggevo e scrivevo, scrivevo e leggevo. Superata l’età ingrata che per me si è rivelata più esecrabile dell’usuale, è venuto il tempo dell’Actor Studio, tre anni di Accademia cinematografica e, a seguire, stage di perfezionamento e una gavetta a tempo indeterminato.
Oggi, ho al mio attivo un buon numero di cortometraggi, alcuni spettacoli teatrali, set fotografici, almeno sette o otto portatili bruciati per usura. Fare l’attrice è estenuante perché è più il tempo speso a cercare un ingaggio, fosse pure pro bono, che quello dedicato a lavorare. Scrivere? Mi fa volare. Scrivere riempie le notti, i vuoti incolmabili, le cicatrici di un’adolescenza negata. Scrivere è come cavalcare a briglie sciolte e, poi, tornare a compiere lo stesso percorso cercando il giusto passo.»
G.T.