Per anni:
La famiglia Cabarno
La famiglia Cabarno
Vivevano. Facevano spese calcolate a matita su un foglio, cancellavano e riscrivevano nuovi calcoli.
Il signor Cabarno sapeva dare forma ai numeri ma non alle lettere, la signora Vianello coniugata Cabarno non conosceva nessuno di tutti quei segni. Mantenevano alcuni cani. Si volevano molto bene. Erano riusciti in giovane età ad accaparrarsi una finestra che desse sull’acqua e un piccolo pezzo di terra a Sant’Erasmo. Donna straordinaria, lei, le piaceva ballare. Bidello, lui, uomo di quelli moderni, di quelli che alzano la tavoletta.
Tra una ferita e l’altra (e furono ferite sonore) vivevano la maestosità della gratitudine. Gettavano semi all’alba. Si interrompevano tante volte per darsi dei baci.
Martedì 5 marzo 1957:
Le ragazzine
Le ragazzine
Potessimo, in quell’età macchinosa in cui ciascuno si chiede trecento volte al giorno trovando solo risposte angoscianti: «perché qui? Perché in questa forma? Perché niente di ciò che sembra così spalancato agli altri risponde al mio richiamo? Perché di mille leggi che il mio corpo segue spontaneamente non si trova traccia nei corpi che mi attraggono?...» dico... potessimo in quell’età, avere ali come il santo fatto Leone che qui spadroneggia e raggiungere come calamitati il punto della storia di ciascuno in cui le cose cambiano, il tratto del fiume in cui la corrente accompagna anziché travolgere.
La ragazza, la giovanissima figlia di Reggurbsoom, ama; ama quanto e come può.
[…]
Un passo indietro. Un flusso agguerrito di aria gelida viaggia con tanto di mantello bianco sulla laguna solenne come l’esercito di Bartolomeo da Bergamo.
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