Libri » La mula e gli altri
Autore:
Alessandro Conforti
Collana: Racconti | n. 7
Lingua: italiano
Formato: copertina flessibile
Dimensioni: 140x210 mm
Anno di edizione: 2025
pp. 88
ISBN: 9791280223432
12,35 €
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Faccende semiserie di provincia.
*
Galline rivoltose, un investigatore da strapazzo e fiori di stramonio che fanno rinsavire.
Una luna smozzicata da serpenti illumina il cielo d’un pollaio e del mondo, ma sono la stessa cosa.
Storie profonde e leggere, ironiche e cupe: in definitiva, semiserie.
Fantasiose grammatiche impolverate, affaccendati conciatori immersi nello sterco. Tutti provano a contare i cerchi d’un tronco per capirne l’età, ma melodie di pianoforte mescolano il tempo e rincrudiscono graffi di gioventù; un coniglio morente è il nitido presagio del domani, però qualcuno imbroglia.
Stregate metamorfosi, uditori perplessi e una nonna smemorata custode di ricordi.
Si dice che nella notte della Befana le bestie parlino. Ma chi lo ha detto?
Una mula, e tutti gli altri.
Sullo sfondo domestico d’una provincia come tante s’intrecciano le sorti di uomini e animali; li lega il filo attorcigliato del narrare, che nello scorrere ritorna, si smarrisce riprendendosi. Raccolta, sì, ma dispersa: dentro un oceano di libertà che diventa anche distanza incolmabile. Ed è proprio il racconto, imperfetta cucitura tra vicino e lontano, a farci credere ancora possibile comunicare noi.
*
«Era un paese piccolo, la strada dalla città arrivava simile a una schioppettata e si faceva più sinuosa salendo verso gli appennini; eravamo lì stretti tra il fiume e le colline, con l’aria ancora buona e l’acqua da farci il bagno d’estate. Era quello, il nostro mare: e per tanto tempo ho immaginato che l’oceano non potesse essere più di quei sette, otto metri che dividevano una riva dall’altra del fiume.»
*
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Una mula, e tutti gli altri.
Sullo sfondo domestico d’una provincia come tante s’intrecciano le sorti di uomini e animali; li lega il filo attorcigliato del narrare, che nello scorrere ritorna, si smarrisce riprendendosi. Raccolta, sì, ma dispersa: dentro un oceano di libertà che diventa anche distanza incolmabile. Ed è proprio il racconto, imperfetta cucitura tra vicino e lontano, a farci credere ancora possibile comunicare noi.
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«Era un paese piccolo, la strada dalla città arrivava simile a una schioppettata e si faceva più sinuosa salendo verso gli appennini; eravamo lì stretti tra il fiume e le colline, con l’aria ancora buona e l’acqua da farci il bagno d’estate. Era quello, il nostro mare: e per tanto tempo ho immaginato che l’oceano non potesse essere più di quei sette, otto metri che dividevano una riva dall’altra del fiume.»
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