:: Sta per uscire con Il ramo e la foglia edizioni la tua raccolta di racconti “La mula e gli altri”, con sottotitolo “Faccende semiserie di provincia”, potresti presentarti brevemente ai nostri lettori?
🎤 Purtroppo no. Il fatto è che non ho ancora assolto a quella terribile prescrizione della Pizia di tremila anni fa, “conosci te stesso”, e allora non so come fare a presentarmi agli altri. Potrei magari rappresentare qualche fatto della mia vita, ma si pone il problema della scelta. Mi scoccerebbe dover sorvolare su “cani, gatti, uccelli, cianfrusaglie del passato, amici e sogni ”, però non conta forse più un sogno del mio impiego? Alcune cianfrusaglie più dell’età? Il passato non si presenta, il presente non passa mai. Si presentino gli altri, se vogliono; io non gli crederò.
:: Perché scrivi, e in particolare racconti?
🎤 Domanda all’apparenza banale, in realtà cervellotica. La prima risposta che mi viene è che scrivo perché mi piace, ma mi rendo conto che questo porta solo a riformulare il quesito: perché mi piace scrivere?
Immagino che sia perché mi è sempre piaciuto molto leggere, e a un certo punto ho voluto provare a leggermi, a vedere se mi sarei piaciuto come scrittore. A volte sì, a volte no. Quando non mi piaccio evito di proporre quel che ho scritto a riviste o editori, ma a volte mi piaccio subito per poi non piacermi col tempo. Pazienza, bisogna imparare a sopportarsi.
Il racconto è quasi una scelta obbligata, nel senso che quando scrivo tendo a immergermi nella materia narrata in modo da non riuscire a riemergerne con serenità fin quando non sono arrivato a quella che per me è la stesura finale. È un’esperienza affaticante perché non vivi appieno quel che ti capita – di bello o di brutto –. Quindi con un racconto riesco a mettere un “punto” un po’ prima, e a respirare meglio. Poi dopo un po’ me ne arriva un altro e devo scriverlo per forza, anche se ne farei a meno.
:: Riguardo alle tue letture, quali sono gli autori o i titoli che ti hanno appassionato, che in qualche modo possono averti influenzato nella scrittura di questi racconti?
🎤 Per dare una risposta sensata, consiglierei di dare un’occhiata alle note a fine volume, dove indico alcune opere e autori che hanno influenzato i racconti di questa raccolta. Sicuramente c’è Malerba, la sua “scoperta dell’alfabeto” è alla base di questa mia antologia. Ma ci sono anche l’immenso Gianni Rodari e Giuseppe Pontiggia. Voglio però citare qui anche una scrittrice non italiana che mi ha insegnato per prima come la letteratura possa essere il mezzo principale, forse l’unico che ho trovato, a cambiare prospettiva. Non poteva che essere una donna, è Marion Zimmer Bradley, autrice di “Le nebbie di Avalon”.
Dimenticavo Cesare Pavese, un pensatore di cui secondo me non abbiamo ancora afferrato tutta la grandezza; le sue opere potrebbero essere centrali per riflettere sul ruolo del maschio nella nostra società. C’entra molto con l’ultimo racconto della raccolta, “la luna rideva”, e non solo nel titolo.
Ne voglio dire ancora una: Lalla Romano. “La penombra che abbiamo attraversato” è qualcosa di sublime, ma in quanti leggono questa scrittrice?
:: Qual è lo stile compositivo a cui ti attieni?
🎤 Leggendo mi capita, a volte, di incontrare testi di cui intravedo uno schema, una sorta di griglia compositiva. Non sono le letture che mi piacciono, le trovo noiose e prevedibili. “Il viaggio dell’eroe” va saputo per poterlo dimenticare, per seguire altri percorsi. Senza agenzie turistiche, magari.
Una volta a un corso di scrittura (terrificante, per fortuna avevo vinto una borsa di studio e non ho dovuto pagarlo di tasca mia) la docente, nota scrittrice, ci invitava, quando progettavamo il nostro scritto, a ricordare sempre, al netto delle nostre inclinazioni, che “c’è mondo là fuori”. Si dimenticava di aggiungere la cosa più importante: “dimenticatelo”.
:: Cosa ti ha spinto a scrivere “La mula e gli altri”? Perché questo titolo? Quali sono i temi che tratti? Ossia, di quali “faccende” tratti?
🎤 Come dicevo, i racconti mi arrivano, e non so neanche capire da dove. Ovviamente non mi arriva il racconto fatto e finito (sarebbe bello), ma uno spunto, l’idea principale. Che poi è quella che io chiamo ispirazione. Il resto è tutto un lavoro un po’ da malati, da ossessivi.
C’è il tema del ricordo, fortissimo, e anche quello della libertà, irraggiungibile. Irraggiungibile perché siamo incatenati a una società che ci guida le mani e le parole con una coercizione talmente abile da apparire invisibile. Le galline del primo racconto sono la sintesi anche di questo.
“La mula” è una dei protagonisti di questi racconti, ma è anche un racconto; “gli altri” possono essere sia gli altri personaggi sia gli altri racconti. Possiamo essere anche noi che leggiamo e ci interroghiamo sul mistero che questa mula macilenta esprime.
Pensate che all’inizio il libro doveva intitolarsi “Oceano”. Quanta pretesa.
:: Quanto tempo hai impiegato per scrivere questi racconti? Ci racconti la genesi del libro?
🎤 Direi due o tre anni, con lunghe pause tra un racconto e l’altro. Scrivere è difficile e in mezzo ci sono stati tanti altri racconti, che sono rimasti inediti oppure che non ritenevo adeguati a questa antologia. É un po’ lo stesso percorso che ha avuto il mio primo libro, “Le nove spine”. Io tra l’altro ho bisogno di lasciare i racconti a riposo per un po’ di tempo, uno o due mesi, prima di riprenderli in mano per rivederli o, eventualmente, cestinarli. È come se avessi la necessità di dimenticarli e riprenderli in mano da semplice lettore. A volte sono molto critico rispetto a quel che ho scritto, altre volte piacevolmente stupito. Ve l’ho detto, c’è un po’ di malattia in tutto questo, una persona perfettamente sana non scriverebbe nulla.
Infatti scriviamo in tantissimi.
:: Che cosa ti aspetti da questa pubblicazione?
🎤 Cerco di non avere aspettative perché ogni aspettativa reca con sé lo spettro della performance e del giudizio. Quel che vorrei è incontro, dialogo, scambio. Non mi interessa cambiare il mondo, ma sarebbe bello se il mondo, dopo aver letto il libro, desse a me l’opportunità di cambiare.
:: Ci sono dei lettori a cui pensi che il libro possa particolarmente interessare?
🎤 Beh, sì. Credo che se a un lettore stia piacendo questa intervista, ci sono buone probabilità che apprezzerà il libro. Però per verificare questa mia supposizione possiamo provare con un argomento a contrario: a voi è piaciuto il mio libro, altrimenti non mi avreste pubblicato: vi piace l’intervista?
:: Cosa può convincere un lettore incerto a leggerti?
🎤 Il processo di scelta della lettura è qualcosa di profondamente personale e sono certo che gli slogan servano a poco. Gli consiglierei semplicemente di dare uno sguardo alla copertina, una lettura delle bandelle e della quarta. Se può farlo, di tenere in mano il libro qualche minuto, di aprirlo. Poi deve ascoltarsi un po’, capire quel che il volume gli ha detto o gli ha taciuto, e decidersi. Nonostante un mondo che suggerisce il contrario, continuo a credere che un libro non sia un prosciutto; e forse è un male perché sospetto che il mercato dei prosciutti sia molto più florido. Lo auguro ai salumifici, almeno.
:: Hai qualcosa da aggiungere?
🎤 Sì. Sarebbe bello se qualcuno che leggerà il libro avrà voglia di farmi sapere cosa ne pensa, quali emozioni ha sentito, poter avere un dialogo con lui o lei. La mia email è confortiletterari@libero.it. Ho anche i social ma li evito.
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L’editore intervista l’autore: Alessandro Conforti
Intervista [Libri] 19/02/2025 12:00:00