🌱 In occasione della pubblicazione di “Bach”, di Pedro Eiras, in libreria dal 25 novembre 2022, abbiamo intervistato per voi la traduttrice Michela Graziani.
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:: Ciao Michela, sta per uscire in Italia, il 25 novembre 2022, il libro “Bach”, un libro del portoghese Pedro Eiras, già pubblicato in Portogallo e tradotto da te per i lettori italiani. Ci racconti di te e del tuo lavoro in relazione alla letteratura portoghese?
🎤 Sono docente universitario dal 2012 (quando ho preso servizio all’università di Firenze come ricercatore a tempo indeterminato) per diventare professore associato nel 2015, fino ad oggi. Nel 2007 ho discusso la mia tesi di dottorato e tra il 2007 e il 2011 sono stata docente a contratto presso l’università di Firenze e di Parma. In questi anni il mio legame con la letteratura portoghese e lusofona è stato soprattutto un legame didattico e istituzionale, abbinato all’insegnamento e alle pubblicazioni saggistiche. Le prime traduzioni risalgono al 2009 quando ho tradotto alcune poesie di autori di lingua portoghese pubblicati in volumi e riviste diversi (ad esempio, poesie dei poeti portoghesi Albano Martins, António Osório, Eugénio de Andrade, Eugénio Lisboa, Laura Moniz, Miguel Barbosa, nel volume “Fiorenza mia…! Firenze e dintorni nella poesia portoghese d’oggi”, a cura di Piero Ceccucci, Firenze, Firenze University Press, 2009; del poeta portoghese, nonché sinologo, António Graça de Abreu, nel volume “Poetas Portugueses de Macau/Portuguese poets of Macau”, a cura di Christopher Kelen e Lili Han, Macao, ASM (Association of Stories in Macao), 2009; del poeta brasiliano Floriano Martins, nella rivista fiorentina “Semicerchio”, XLIII, Firenze, Le Lettere, 2011). Successivamente, nel 2014, ho tradotto alcune poesie del poeta brasiliano Lêdo Ivo, in un volume curato da me e uscito a Roma con la Società Editrice Dante Alighieri.
Bach di Pedro Eiras è il mio primo lavoro di traduzione di un testo letterario in prosa.
Da questi esempi si vede la mia predilezione verso il genere poetico che coltivo anche durante i miei corsi universitari con gli studenti del triennio e della magistrale, ma grazie a Bach ho iniziato a scoprire la bellezza di tradurre anche testi in prosa.
:: Perché tradurre un autore ancora inedito in Italia e iniziare da un’opera come “Bach”, di cui scrivi nella tua nota al testo e alla traduzione: «Strutturato non in capitoli convenzionali, ma in quattordici sezioni, il libro parla di tutto ciò che ruota attorno alla figura del compositore tedesco […]»? Ci dici qualcosa di più di questo libro? Cosa ti ha appassionato?
🎤 La decisione di iniziare a tradurre “Bach” è nata apparentemente per caso. Qualche anno fa Pedro Eiras mi espresse il suo desiderio di vedere pubblicato “Bach” in traduzione italiana, ma io all’epoca avevo altri impegni accademici già avviati e non potei promettere niente, ma nel frattempo avevo comprato una copia del suo “Bach”, per curiosità, che però rimase chiuso su uno scaffale della mia libreria. Poi successe che a gennaio del 2019 ripresi tra le mani “Bach”. Mi ricordo ancora quel momento. Era il Giorno della Memoria e mi sentivo particolarmente turbata, perché avevo seguito alla televisione tutti i servizi relativi all’olocausto che, come ogni anno, sento il bisogno di vedere, ma che mi fanno male nell’animo. È stato in quel momento che mi recai senza un motivo preciso verso la libreria dove c’era “Bach”, aprii il libro a caso, ma per l’appunto, proprio in corrispondenza della sezione relativa a Etty Hillesum. Iniziai a leggere tutto d’un fiato quella parte e alla fine della lettura, dopo un brivido che sentii scorrere lungo la schiena, andai alla mia scrivania e iniziai a tradurre “Bach”. Da quel momento ho sentito un trasporto emotivo verso il libro di Pedro Eiras e non l’ho più abbandonato. Facevo le mie traduzioni o per due giorni di fila, nel fine settimana, quando ero libera dalla didattica e dalle riunioni, per continuare a tradurre durante le settimane successive nei ritagli di tempo tra una lezione e l’altra, tra una pubblicazione e l’altra. Quindi posso dire che la prima traduzione è avvenuta tutta d’un fiato, dopo di che ho lasciato “decantare” il mio lavoro per riprenderlo in modo sempre interrotto, in più occasioni, con l’aiuto di Pedro Eiras quando, il 2 dicembre 2020, lo informai che avevo intrapreso la prima traduzione del suo “Bach”, ma che volevo rivedere il mio lavoro di traduzione, con la speranza poi di poterlo pubblicare con un editore italiano.
:: Ci racconti le difficoltà, se ce ne sono state, che hai incontrato nel tradurre il testo di Pedro Eiras e come le hai superate?
🎤 Le difficoltà sono state notevoli e hanno riguardato principalmente le sezioni relative alle epoche passate. Il lavoro mentale è stato quello di “calarmi” nell’epoca descritta e di “immaginare” o “rivedere” le situazioni o gli oggetti descritti per cercare di trovare in italiano le parole più adeguate. Altre difficoltà hanno riguardato lo stile diverso adoperato dall’autore con il passaggio dallo stile discorsivo (settecentesco e contemporaneo) a quello dialogico. Tali difficoltà sono state affrontate intervenendo sulla traduzione in più momenti, lasciando “decantare” il lavoro di traduzione per dei periodi di tempo anche lunghi, per poi riprenderlo, rileggerlo e intervenire sulle parti che non mi convincevano, ricorrendo anche al confronto con l’autore.
:: Si dice che tradurre è un po’ riscrivere, è stato così?
🎤 Condivido questa affermazione. Tradurre è riscrivere, mantenendo però sempre fedeltà al testo di partenza, altrimenti rischiamo di entrare nell’altrettanto affascinante mondo della transcreazione, di cui il poeta brasiliano Haroldo de Campos è un esempio lungimirante.
:: Nel lavoro di traduzione di “Bach” ti sei confrontata con l’autore?
🎤 Mi sono confrontata molto con l’autore. La bellezza di tradurre libri di autori in vita penso che risieda anche nel rapporto di fiducia, conoscenza, rispetto e stima che si viene a creare tra l’autore e il traduttore, tanto più quando i due interlocutori sono entrambi coetanei e docenti universitari e quando l’autore sa leggere la lingua d’arrivo (nel nostro caso la lingua italiana) con il metodo filologico-letterario dell’osservazione attenta e critica, della ricostruzione meticolosa dal testo di partenza a quello di arrivo. Tante sono state le domande e i suggerimenti che ci siamo posti l’un l’altro.
:: Qual è la cifra stilistica di Eiras? Pensi di essere riuscita a mantenerla nel testo?
🎤 A mio avviso la cifra stilistica di Pedro Eiras, in “Bach”, risiede nell’utilizzo di una scrittura fluida, ora di impronta moderna, ora contemporanea, abbinata a un meticoloso e filologico approccio testuale e ad affascinanti intrecci intertestuali, che sono il frutto del suo metodo serio di lavorare e della sua vasta cultura che spazia dalla letteratura, alla musica, alla filosofia di epoche e culture diverse.
:: Perché un lettore dovrebbe leggere questo libro?
🎤 Penso che non ci sia una risposta univoca ma plurivoca. Un lettore italiano si può avvicinare a “Bach” in primis per la curiosità suscitata dal titolo, estremamente diretto nella sua essenzialità, “Bach”, che rievoca subito un’immagine precisa, musicale, di un’epoca altrettanto precisa, lontana dalla nostra attuale. La curiosità potrebbe indirizzarsi subito verso la figura di Bach rievocata dal titolo, ma quando il lettore inizia a leggere le prime sezioni del libro, rimane ingannato, perché si renderà subito conto che non si tratta di una biografia su Bach o di un saggio su Bach. Da qui la curiosità iniziale si amplia verso altri orizzonti, portando il lettore ad avvicinarsi e a riflettere su altre tematiche riconducibili a Bach, quali la morte, la solitudine, la malattia. Arrivando alla fine del libro il lettore potrebbe avere una sensazione di torpore mentale, di stordimento, ma inevitabilmente di arricchimento culturale. Se letto attentamente, questo libro può tramutarsi in una sorta di viaggio in tempi e spazi geografici diversi, ma riconducibili gli uni agli altri da alcune tematiche che fanno da leitmotiv nel corso di tutto il libro, e per il lettore sarà possibile avviare delle riflessioni intimiste sul senso della vita e della morte, ampliando l’iniziale curiosità musicale, verso altre curiosità e riflessioni di stampo filosofico oppure storico.
:: Grazie.
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Notizie » L’editore intervista la traduttrice di “Bach”
Intervista [Libri] 24/11/2022 12:00:00