🌱 In occasione della pubblicazione del saggio di Armando Santarelli, “È un demonio, quel Proust!”, l’infanzia e la giovinezza del più grande romanziere del Novecento, in libreria dall’11 novembre 2022, abbiamo intervistato per voi l’autore.
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:: Ciao Armando, sta per uscire in libreria il tuo saggio “È un demonio, quel Proust!”, sei emozionato? Ne parliamo, ma prima potresti presentarti brevemente ai nostri lettori? Quali sono i tuoi autori di riferimento e le tue letture?
🎤 Sì, un po’ sono emozionato, perché è sempre una soddisfazione pubblicare un libro. Quanto a me, mi riesce difficile descrivermi. Posso dire che vivo in un paesino di circa mille abitanti, Gerano, posto fra Tivoli e Subiaco, e che conduco una vita semplice. Sono un impiegato pubblico, e questo mi consente di disporre di tanto tempo libero, che trascorro quasi interamente a leggere e scrivere. Non ho specifici autori di riferimento, sono un lettore onnivoro, amo tutta la buona letteratura e sono passato, nel tempo, dai classici dell’Ottocento ai grandi romanzieri del Novecento. Oggi mi dedico anche alle letture dei contemporanei, con qualche inevitabile delusione e momenti di plauso e di euforia, come mi è capitato leggendo David Foster Wallace, Alice Munro, Edna O’Brien, Dave Eggers, Norman Manea, e, per la saggistica, Yuval Noah Harari, Hans Magnus Enzensberger, Emil Cioran, Elias Canetti, Benedetta Craveri, Alfonso Berardinelli. Romanzieri italiani bravi ce ne sono, ma di fuoriclasse non ne vedo; forse lo sono Antonio Moresco e Walter Siti, per l’intensità della loro scrittura e la fede nella grande letteratura.
:: Ci racconti il tuo rapporto con Marcel Proust?
🎤 Mi ha folgorato sin da ragazzo, con i classici brani che trovavamo nelle antologie scolastiche. Poi è venuta la lettura di “Dalla parte di Swann” per i tipi di Einaudi; più tardi, quando ho saputo della nuova versione nei Meridiani Mondadori, ho letto e riletto l’intera Recherche.
Tuttavia, il mio rapporto con Proust è anche un po’ controverso, come succede a non pochi dei suoi lettori; da una parte lo adori per la sua grandezza, dall’altra ti fa sentire piccolo, quasi insignificante, perciò a volte lo vorresti strozzare. Se mi chiedessero qual è il tratto della Recherche che più mi ha colpito, non avrei esitazioni: è la capacità di Proust di scendere nei meandri della coscienza, le sue incredibili doti di introspezione psicologica. Queste qualità si percepiscono sin dalle prime pagine del suo capolavoro, ma assurgono a livelli eccelsi, irripetibili, quando Proust si addentra nei sentimenti, nelle passioni, nel dolore; le pagine dedicate all’amore colpevole, alla gelosia, all’oblio del sentimento amoroso lasciano il lettore perplesso, meravigliato, incredulo.
:: Qual è stata la scintilla che ti ha portato a scrivere il saggio “È un demonio, quel Proust!”, il cui sottotitolo è “L’infanzia e la giovinezza del più grande romanziere del Novecento”?
🎤 Come spesso accade, pensavo di scrivere un articolo per la rivista on line “Orizzonti culturali italo-romeni”. Dopo dieci giorni ho inviato una email alla responsabile, la dott.ssa Afrodita Cionchin, dicendole che ero arrivato a 25 pagine, e l’articolo si stava trasformando in un libro. Siccome avevo iniziato da notizie biografiche, ho pensato che un testo sull’infanzia e la giovinezza di Proust sarebbe potuto diventare un qualcosa di interessante, perché, ovviamente, quelli sono gli anni della sua formazione umana e culturale.
:: Perché il titolo “È un demonio, quel Proust!”?
🎤 Non avevo in mente nessun titolo sino a tre quarti del libro. Poi ho riflettuto sulla bellezza e la pertinenza della frase dello scrittore Alphonse Daudet – padre di Léon e di Lucien, grandi amici di Marcel – il quale, sorpreso dalla perspicacia del ragazzo, dalla capacità di replicare sempre in modo intelligente alle sue osservazioni, esclama: “È un demonio quel Proust! Ha sempre la risposta pronta”. Troppo bella l’affermazione di Daudet, per non farla divenire il titolo del libro.
:: Nella tua introduzione scrivi: «Sul romanziere francese si sono scritte montagne di libri in tutte le lingue del mondo; la sua importanza nella letteratura è tale che non c’è grande scrittore o critico che non si sia misurato in qualche modo con l’opera proustiana». Due domande: Perché un lettore appassionato di Proust dovrebbe leggere il tuo saggio? E perché un lettore che non conosce Proust dovrebbe leggerlo?
🎤 So benissimo che un esperto di Proust potrebbe trovare quasi superfluo il mio libro, l’ho lasciato intendere nella Prefazione; tuttavia non mancano, nel testo, alcune osservazioni del tutto personali.
Un non esperto potrebbe trovare il libro interessante perché contiene storie, episodi, aneddoti importanti e accattivanti, e perché rappresenta, a mio parere, una buona introduzione alla lettura di Proust.
:: Nel documentarti per la scrittura del saggio, c’è stato qualcosa in particolare che ti ha stupito della vita di Marcel o della sua scrittura, che magari non ti era nota o hai visto in una nuova luce?
🎤 Grazie al mio amore per le biografie, ho scoperto che i tre capisaldi del Novecento – Proust, Joyce e Kafka – avevano diversi e importanti tratti in comune. Tutti e tre erano molto magri, e credo che ciò possa anche attribuirsi al loro continuo scavo interiore e all’incessante lavoro di scrittura, che certamente li consumava, li impegnava nel fisico e nell’animo. Secondo, possedevano tutti delle grandi doti mimiche, erano capaci di imitare gesti, discorsi, tic e stranezze di amici e conoscenti. Questo non deve stupire più di tanto, perché i grandi romanzieri sono predisposti a comprendere la psicologia delle persone, a penetrare nella psiche e nei sentimenti degli altri. Terzo, erano tutti e tre dei grandi camminatori (sì, anche Proust quando si trovava in salute) e anche ciò è spiegabile; nel moto, trovavano riposo dalle loro fatiche letterarie, e, inconsapevolmente, si “caricavano” di endorfine, certamente utili per elevare il tono dell’umore e ricaricarsi fisicamente e psicologicamente.
:: Ci racconti, in poche battute, un aneddoto sulla vita del giovane Proust?
🎤 Ne racconto due. Il primo riguarda la sua stupefacente capacità di leggere testi impegnativi; a soli otto anni Marcel legge de Musset, e da adolescente George Sand, Hugo, Dickens, Balzac, George Eliot e altri grandi letterati.
Più in là, al tempo in cui stava traducendo Ruskin, accadde che una sera, a casa del suo amico Léon Yeatman, si udì suonare il campanello; era il cameriere di Proust. “Il signore”, disse questi in tutta tranquillità, “mi manda a chiedere ai signori che fine abbia fatto il cuore di Shelley”. È noto che Proust voleva sapere tutto sugli argomenti che lo interessavano, e voleva saperlo subito…
:: Il 18 novembre 2022 è il centenario della morte di Marcel Proust: è un autore ancora attuale? In che modo può essere di riferimento per gli autori del XXI secolo?
🎤 Proust, come tutti i grandi letterati, sarà sempre attuale. Come può non essere attuale chi ci ha fatto scoprire che l’arte rivela la vita a se stessa, chi ha scritto le pagine più profonde sulla fenomenologia del dispiacere amoroso, sull’amicizia, sulla lettura? E può essere di riferimento per gli autori attuali indirizzandoli verso una letteratura seria, profonda, indipendente, una letteratura che sappia emanciparsi dalle richieste del mercato editoriale.
:: Hai qualcosa da aggiungere per i potenziali lettori?
🎤 Sì. C’è un metodo per leggere Proust senza scoraggiarsi per l’indubbia difficoltà del testo. Iniziare con cinque pagine, aggiungendo alla lettura di queste gli approfondimenti contenuti nelle note di Alberto Beretta Anguissola e Daria Galateria. Poi, una volta che ci si è abituati al periodare proustiano, passare a 10-15 pagine al giorno, assaporandole, sottolineando, annotando. Con una quindicina di pagine al giorno, in 25 giorni si legge un terzo di qualsiasi tomo dei Meridiani Mondadori, perciò in tre mesi lo si è letto tutto. Ora, i sette romanzi che compongono la Recherche sono stati spalmati in quattro tomi; ecco che, rimanendo costanti, in un anno, un anno e mezzo si può leggere l’opera intera.
:: Grazie.
🌱👉 Il saggio sarà in libreria dall’11 novembre 2022.
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L’intervista è anche proposta su Fili d’aquilone
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Notizie » L’editore intervista l’autore: Armando Santarelli
Intervista [Autore] 08/11/2022 12:00:00