«Vi sono libri ch’è necessario leggere e rileggere per coglierne le sfumature, in quanto – come in ogni Zirkel im Verstehen che si rispetti – solo muovendo dalle parti al tutto e da quest’ultimo di nuovo alle parti, se ne può meglio illuminare la comprensione.
L’isola che non c’era di Leonardo Bonetti è uno di questi casi. Si tratta di un’opera complessa, stratificata, una vera e propria sfida nella quale il lettore si lascia coinvolgere, sino al sorprendente e struggente finale, in cui si assume piena consapevolezza – come ben evidenziato da Antonio Prete nella Postfazione – che “il racconto fantastico si è trasformato in un racconto morale”.
Pregio del romanzo, accanto alla costruzione che ci ha fatto per certi versi ricordare il modello delle vittoriniane conversazioni, è lo stile, comunicativo e al contempo arcano, ricco di squarci lirici. Esso contribuisce a forgiare l’enigma di questo libro. Un libro che si muove in scenari distopici travestiti da utopia e che finisce con il diventare un’intensa allegoria dell’eterno e insondabile mistero della scrittura. [...]»
🍃 Ringraziamo Gianni Antonio Palumbo che sul blog di critica letteraria Giano Bifronte recensisce “L’isola che non c’era” di Leonardo Bonetti.
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Notizie » Giano Bifronte: “L’isola che non c’era”
Recensione [Libri] 21/10/2021 12:00:00