Proprio così: perché a quel tempo, nonostante la timidezza e l’impaccio del vivere, mi convinsi che la sovversione dell’ordine costituito fosse l’unico intendimento in grado di giustificare una qualsiasi concreta azione futura. E a questo scopo contavo sui collaboratori della rivista, pubblicata allora con cadenza trimestrale. La cultura ufficiale s’inchinava, mi teneva in gran conto; gli editori facevano a gara con proposte allettanti, gli incontri pubblici e le conferenze si alternavano al lavoro di redazione. A ogni occasione, senza eccezione, le firme più prestigiose venivano prima contattate, poi incontrate, quindi convinte una ad una personalmente» continua il Dottore, «e confesso di essermi dedicato a tale specie di relazioni con tutta la dedizione possibile, durante quel lungo periodo. Anche se a un tratto qualcosa si ruppe» fa il Dottore senza abbandonare il suo sorriso più indifeso. «Perché all’improvviso e senza nessun evidente motivo, cominciai a nutrire la certezza di aver buttato via la mia vita in un’opera di fuga» sostiene.
(da “L’isola che non c’era”, romanzo di Leonardo Bonetti)
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Proposta di lettura [Libri] 22/08/2021 12:00:00