:: Ciao Gian Piero. Sta per uscire con noi, Il ramo e la foglia edizioni, il tuo nuovo libro in versi “La costanza del cielo”, potresti presentarti brevemente ai nostri lettori?
🎤 Debbo dire di avere avuto sempre un po’ di difficoltà a rispondere a questa domanda. Amo e mi ritrovo nella sobrietà, intesa come discrezione della presenza, ma presenza appassionata e partecipe nel mio legame col mondo. Nei miei versi, come nei miei studi di critica è la direzione di una riflessione che si fa servizio fino al sapersi del nome con quello degli altri. Questo mi sa e mi fa felice. Sono un uomo curioso che si nutre di gioia. Che è poi il motivo, credo, per cui scrivo da sempre.
:: Perché hai scelto di scrivere poesie per esprimere il tuo sentire il mondo reale o immaginato?
🎤 Fin dalla prima adolescenza, tempo in cui aldilà delle letture scolastiche ho incontrato davvero la poesia, l’ho subito ritenuta nella modalità del suo canto
vera lingua e vero luogo del mondo nell’espressione piena delle sue aspirazioni. La parola poetica ha nella specificità delle sue nominazioni la capacità di restituire la vita accorciandone le distanze, di riconoscerla in quella sostanza, in quello spirito, che ci sa e ci fa umani a fronte delle finzioni. Questa lezione, che non dimentico, mi viene da Octavio Paz.
:: Riguardo alle tue letture, quali sono gli autori o i titoli che ti hanno appassionato, che in qualche modo possono averti influenzato in relazione alla scrittura di queste tue poesie?
🎤 Sono passato da una primissima fase vicino alla poesia beat (Kerouac, Ginsberg) via via ad una poesia come in questo caso più essenziale, quasi classica nella nitidezza della parola, nel dialogo tra quotidianità e strattonamenti metafisici. La sacralità della contingenza è per me chiave d’accesso prima di tutto a me stesso, poi, insieme, al legame del mondo con se stesso. Potrei fare tanti nomi, ne scelgo uno su tutti, quello di Mario Luzi, maestro di lirica e di fede. Poi per diverse consonanze, seppur diverse fra loro, Valentino Zeichen, Padre Turoldo e guardando alla grande lirica europea Ghiannis Ritsos e Adam Zagajewskj. Senza dimenticare l’infinito Biagio Marin.
:: Qual è la cifra compositiva-stilistica a cui ti attieni?
🎤 Nel muovermi come accennavo entro una parola a tratti anche scabra, secca, prediligo nel dialogo delle figure retoriche l’uso di poche strofe, e la polimetria. Il dire del mondo riferito poi nella forma che assume il segno (che è poi il significante) nell’urto o nell’abbraccio di un’evocazione spesso sospesa nel rilancio dell’ultimo verso.
:: Cosa ti ha spinto a scrivere “La costanza del cielo”? Perché questo titolo? Quali sono i temi che tratti?
🎤 A spingere è sempre quella costanza di esserci e pronunciarsi di fronte al mondo, al suo imperativo di vita e non di morte quando la morte è la sua negazione e non la fine naturale. Di qui nella cronistoria di questo libro che parte più o meno dalla seconda metà del 2018 la discesa, perché lo scrivere in versi è sempre una discesa e una spoliazione, è nella cronaca di un tempo arreso al dolore e alla separazione, che ha nella dinamica delle solitudini la catechesi inversa di un male che ha radice in ferite (storiche e personali) che hanno dapprima bisogno di essere nominate per essere sanate. La poesia, non solo la mia, che ha qui in realtà da sempre i suoi veri temi, ha sede allora nella costanza di cui parlavo, di nominare per mantenere in vita, e fare rinascere nella consapevolezza di altezze, di qui il cielo, nel simbolo di ciò che standoci di fronte e chiamandoci ci schiude in un percorso che in quanto tale per fede e per promessa nella reciprocità della custodia già ci compie.
:: Quanto tempo ci hai messo a scrivere questo libro? Ci racconti la sua genesi?
🎤 Credo di avere già risposto, o almeno in parte (sciogliendo anche così anche il perché del titolo) tramite la domanda precedente. Posso dire al proposito che aiuto e dialogo mi son venuti oltre dalla vita di tutti i giorni, ovviamente, anche dal confronto che da lettore e da critico ho senza interruzioni con altri autori (la palestra de “LaRecherche.it” in questo senso è stata ed è preziosa); e da uomo dal sapermi fragile e per questo, ove disposto a lasciarmi interrogare, non solo.
:: Che cosa ti aspetti da questa tua pubblicazione?
🎤 Di rammentare amore laddove la vita è continuamente violata nelle forme, ora più visibili ora più sottili, delle sue tante mistificazioni.
:: Ci sono dei lettori a cui pensi che il libro possa particolarmente interessare?
🎤 Mah… non saprei… mi auguro, spero, possa arrivare a lettori più diversi come è diversa la vita e la storia di ognuno di noi; significherebbe che la mia poesia è vera perché non escludente.
:: Cosa può convincere un lettore incerto a leggerti?
🎤 Il desiderio, sempre vivo in chi legge, di mettersi in gioco, e di mettere in gioco l’autore stesso.
:: Hai qualcosa da aggiungere?
🎤 Nel possibile, più che da aggiungere, il mio è un invito a lasciarsi abbracciare, e incontrare dallo spazio di imprevisto e di stupore cui la poesia apre nel dono di uno sguardo prossimo e riflesso. Solo da quest’affondo in una terra che ha bisogno di essere riappresa continuamente la terra stessa tramite noi, e con noi, può essere migliore. Dunque leggerne tanta più che scriverla. Io stesso più che scrivere non cesso mai di farmi indagare da grandi e piccoli autori.
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Notizie » L’editore intervista l’autore: Gian Piero Stefanoni
Intervista [Libri] 12/12/2024 11:00:00