«[...] Entrambi sono nitide riflessioni sul dolore, e più che inserirsi in esso attraverso un racconto impersonale, seguono la tradizione autofinzionale di tanta letteratura odierna, proponendosi in una posizione specifica che lo guarda come si può pensare di guardare una catastrofe dal momento della sua nascita fino a quello del suo compimento. Entrambe le scritture provano ad arginare il discorso in una zona liminare che concerne il tentativo di riannodare la percezione del dolore a uno spazio indipendente, frapponendo una teca fra sé e gli eventi, fra lo smarrimento che esso provoca e la necessità della voce narrante di svelarsi in modo centripeto verso il centro del sé, mostrando la possibilità, la connessione che permetta di dire l’io dopo e tramite l’esperienza raccontata. [continua a leggere la recensione di Alessio Barettini 👇👀]»
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Notizie » Senzadieci: Se camminare fa troppo rumore
Recensione [Libri] 27/05/2024 18:00:00