:: Ciao Giusi, sta per uscire con noi il tuo romanzo “Se camminare fa troppo rumore”, potresti presentarti brevemente a quelli che ancora non ti conoscono?
🎤 Ciao, questa cosa mi imbarazza un poco, ma ci provo: sono una biologa nutrizionista che scrive storie. Potrebbe sembrare la presentazione di una persona che non ha ancora capito cosa vuol fare da grande, ma ormai sono abbastanza cresciuta da poter dire che amo moltissimo il mio lavoro, ma altrettanto raccontare storie. E quindi, come la mettiamo? Diciamo che ho imparato a stare comoda e felice nel mio stato duale. Non è niente male.
:: Quali sono i tuoi autori di riferimento e le tue letture preferite, quelle che in qualche modo possono avere influenzato la scrittura di questo tuo nuovo romanzo?
🎤 È una domanda interessante e al contempo complessa.
Credo che chi scrive sia influenzato da ognuna delle letture che ha fatto, anche se in misura diversa. Mi sono sempre interessata alle storie che parlano di relazioni e situazioni difficili, di come le persone si adattano, di come sopravvivono a certi avvenimenti traumatici o ai legami tossici. Sono anche molto affascinata dai mondi piccoli in cui avvengono cose enormi che travolgono, che trasformano; dagli sradicamenti, dai viraggi improvvisi e imprevedibili delle esistenze. La letteratura ne è piena, io leggo e resto ammirata, sopraffatta dalle storie e dal modo in cui vengono raccontate. Poi, col tempo, tutto ritorna, mescolato, metabolizzato, e dà forma a una specie di dialogo interiore, non saprei come altro chiamare questa cosa, fra voci del ’900 come Ortese, Woolf, Lispector, Tobino, Berto, Sciascia, e contemporanee come Ernaux, Oates, Westover, Marino, Mencarelli, Milone. Io resto ad ascoltare. A volte, senza smettere di farlo, se ho una storia, provo a scriverla.
:: Cosa ti ha spinto a scrivere “Se camminare fa troppo rumore”? Perché questo titolo?
🎤 Parto dalla fine: il titolo accenna al senso di inquietudine che anima i personaggi. Ed è un camminare molto diverso dal mio.
A un certo punto della mia vita, ho smesso di correre e mi sono messa a camminare cercando una dimensione più consona alle mie esigenze. Trovo che sia stata una magnifica occasione per osservare, abitare e appartenere. Che sia in città, in montagna o in un parco: la vita è lì e camminarle dentro per me è un modo di sentirmene parte.
Nella storia che ho raccontato, invece, camminare è esattamente il contrario: non si appartiene a nulla, non si abita nessun luogo, anzi, lo si sente respingente, estraneo.
Scrivere questo romanzo non era in programma fino a tre anni fa, anche se, a posteriori, potrei dire che la raccolta di appunti e riflessioni forse ne era un prodromo inconsapevole. Poi è successo che per mero esercizio ho buttato giù un incipit che ha fatto e disfatto programmi, ha dettato tempi e modi. Ci ho lavorato, ho recuperato le mie annotazioni, ascoltato consigli, letto molto, accolto la storia che si faceva strada nella mia testa e nelle mie giornate.
:: Chi sono i personaggi del tuo romanzo, che nomi hanno?
🎤 Il personaggio principale, che è anche la voce narrante, si chiama Sofia, una donna divisa a metà fra l’isola in cui è nata e la terra in cui è diventata adulta. L’altra donna della storia è Filomena, un doppio, un’altra persona divisa in due ma in un altro senso. Ci sono anche madri e padri, una nonna, un uomo che scrive, un paese, il mare, un cane, una città, i suoi ponti e il suo fiume; ci sono una stanza con la finestra alta, i segreti e la memoria. Sono tutti personaggi, umani e non, che si inseguono, si accomodano intorno a Sofia e alla sua storia.
:: Qual è il tema portante? Quali sono i gangli emotivi, gli snodi logici che caratterizzano il tuo romanzo?
🎤 Direi lo sradicamento, il disagio e il disorientamento che ne derivano. Ma niente di questo poggia mai sul vuoto. Al contrario, tutto tende a depositarsi e cristallizzare su strutture già esistenti, genetiche ed esperienziali. La memoria, poi, da brava archeologa, disseppellisce i frammenti, li classifica e li aggrega. Alcuni passi del romanzo sanno di paure e di fughe, altri di ribellione. C’è il desiderio di essere diversi, migliori per sé stessi e per gli altri, di inseguire le proprie ambizioni senza deludere nessuno. C’è la difficoltà di dare una forma e un nome a certi sentimenti. E il dolore per non riuscire a tenere insieme i pezzi, la fatica di diventare grandi in un contesto adulterato dal disagio psichico, un elemento capace di alterare i comportamenti, contaminare le relazioni, devastare le esistenze. E al tempo stesso di sollecitare riflessioni, sentimenti e soluzioni. È uno dei temi, la follia, “la più misteriosa dea che esista al mondo”.
:: Quanto tempo ci hai messo a scrivere “Se camminare fa troppo rumore”? Ci racconti la sua genesi?
🎤 Il lavoro di scrittura è durato all’incirca tre anni, ma l’idea della storia forse è nata anni prima in modo inconsapevole. Avevo buttato giù appunti e riflessioni che partivano da uno dei personaggi di una storia scritta molti anni fa e che traevano nuova energia da nuove letture ed esperienze. A un certo punto mi sono ritrovata con diversi quaderni pieni di annotazioni e idee da cui estrapolare, forse, un filo logico. Ho scritto un incipit che ho salvato in una cartella intitolata “Forse, una storia”. È capitata poi l’occasione di farlo leggere a un editor che mi ha incoraggiato. Dalla stessa occasione è nata la possibilità di lavorare a una prima stesura della storia con una persona capace e attenta. È stato un lavoro molto utile e interessante. La storia ha preso la sua forma; io ho imparato molte cose.
:: Ci parli dello stile che hai adottato nella scrittura? La reputi una lettura “facile” o “difficile”, a quale tipo di lettori hai mirato nello scriverlo?
🎤 Anche questa domanda è complessa, comincio a pensare che ci proviate gusto.
Il romanzo contiene alcuni corsivi scritti in una lingua particolare, ma non mi va di raccontare proprio tutti i dettagli. Vorrei solo dire che la storia si dipana fra due realtà molto distanti tra loro, che non fanno che mescolarsi, scontrarsi e intrecciarsi, così come le lingue che le contraddistinguono. Sofia e Filomena, come le rispettive vite, sono come due placche tettoniche che si adattano o collidono, due mari che si mescolano, due linguaggi che si contaminano a vicenda.
Sulla eventuale facilità o difficoltà di lettura sarebbe bello poter fare qualche domanda a chi spero leggerà il romanzo. Tuttavia, a dirla tutta, non credo che esistano libri facili e libri difficili da leggere: esistono lettori diversi, con i loro gusti, le loro propensioni e i loro retaggi culturali.
Non ho pensato a una particolare tipologia di lettore, non per superficialità o mancanza di riguardo: semplicemente, avevo una storia da raccontare e l’ho scritta così come lei, la storia, ha deciso di essere raccontata.
:: Che ruolo ha l’equilibrio nel tuo romanzo?
🎤 Mi viene da rispondere che anch’esso è un personaggio, pensando all’equilibrio psichico. Mi sa però che la domanda verta sull’equilibrio strutturale del romanzo. Se il tema è questo, posso rispondere che il lavoro sulla struttura è stato faticoso: la narrazione si dipana nell’arco di tre giorni e la difficoltà maggiore è stata collocare una storia lunga molti anni in un tempo narrativo così esiguo. Oltretutto la storia è raccontata in modo non lineare, per cui ricomporre il puzzle alla fine ha richiesto una certa attenzione. In questo senso, l’equilibrio della struttura ha dovuto contenere quello fra presente e passato, lucidità e delirio, luogo di provenienza e luogo di approdo. Ho tentato di mantenere “l’equilibrio dell’equilibrio” durante tutta la lavorazione. Spero di esserci riuscita.
:: In che modo i personaggi del romanzo ti somigliano o ti esprimono?
🎤 I personaggi del mio romanzo mi hanno fagocitato e risputato fuori diversa. Non so dire in che modo, ma diversa. Immagino che, come accade nel microchimerismo fetale, io abbia parte delle loro molecole e loro parte delle mie. Chi somiglia a chi? Difficile dirlo.
Ognuno di loro, dei personaggi umani e non, potrebbe esprimere alcune fra le paure più comuni: l’abbandono, lo smarrimento, la voragine dell’ansia e del disagio psichico. Forse scriverne e leggerne aiuta a guardarle con un certo distacco.
:: Cosa può convincere un lettore incerto a leggere “Se camminare fa troppo rumore”?
🎤 Il fatto che sia ambientato in una bella città, Pisa, amata e allo stesso tempo odiata da Sofia, attraversata da un fiume ambiguo, piena di vicoli e piazze in cui, chissà, si può intravedere lo spirito inquieto di questa donna meditabonda camminare da solo.
:: Hai qualcosa da aggiungere?
🎤 Sì: sono certa che quello che ho scritto fra un po’ di tempo mi sembrerà inesatto e incompleto. Posso ritrattare tutte le risposte fra qualche mese?
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Intervista [Libri] 23/04/2024 12:00:00