Intervistiamo per voi l’autore Stefano Moscatelli, al suo esordio letterario, per farvelo conoscere.
:: Ciao Stefano, la raccolta di racconti “Fuori di strada” è il tuo esordio letterario, potresti presentarti ai lettori?
🎤 Sono nato nel 1956, sposato, ho due figli e sono nonno della piccola Nora. Svolgo l’attività di medico di famiglia e di dermatologo da quasi quarant’anni. Fin da ragazzo mi è sempre piaciuto scrivere (la mia prima “opera” letteraria l’ho rinvenuta recentemente su un quadernetto di scuola, scritta a penna all’età di 13 anni. Narrava delle improbabili vicende della famigliola di un operaio russo impegnato nelle concitate fasi della Rivoluzione del 1917. L’ho dovuta interrompere dopo tre capitoli per assoluta incapacità di proseguire...). Ho partecipato a svariati concorsi letterari con racconti che hanno riscosso onorevoli riconoscimenti e scritto diversi articoli per riviste letterarie locali. Poi, per trent’anni, assorbito da impegni professionali e famigliari, ho appeso la penna al chiodo e solo negli ultimi sette otto anni ho deciso di riannodare quel filo precocemente reciso e ho scritto buona parte delle storie contenute in “Fuori di strada”.
:: Sei un medico, perché scrivere? La tua professione ha contribuito allo sviluppo delle storie narrate? Se sì, come?
🎤 Certamente la mia professione ha condizionato le tematiche e gli sviluppi narrativi delle storie, ma non tanto per i riferimenti strettamente medici che sono tutto sommato marginali, quanto per il bagaglio di conoscenze delle persone, delle loro problematiche individuali, delle loro reazioni di fronte al dolore e alla malattia che ho potuto apprendere come medico, ma soprattutto “di famiglia”. Senza contare che, parallelamente, ho svolto anche per quasi trent’anni un servizio di guardia medica presso la Casa Circondariale della mia città e in quel luogo ho potuto approfondire storie e situazioni personali veramente “fuori di strada”.
:: Quali sono i tuoi autori di riferimento e le tue letture preferite, quelle che in qualche modo possono avere influenzato la tua scrittura?
🎤 Già dall’incipit del primo racconto della raccolta, che fa riferimento a quello splendido di “Anna Karenina”, si capisce che il mio cuore letterario batte per i classici russi e francesi dell’Ottocento. (Ricordo che dopo la lettura giovanile di “Delitto e castigo” e di “I Miserabili” mi ero riproposto di non leggere né scrivere più neanche una riga, perché ritenevo che nulla e nessuno potessero reggere quel confronto... spero che qualcuno non dica che avrei fatto bene...). In seguito, ho potuto apprezzare in realtà altre opere e autori, anche piuttosto diversi fra loro. Mi vengono in mente Buzzati, Berto, Bufalino, Tabucchi fra gli italiani e Vasilij Grossman Jonathan Littell fra gli stranieri. Devo aggiungere che anche alcuni testi scientifico-filosofici mi hanno condizionato nello sviluppo di certe tematiche, “in primis” quelli di Telmo Pievani.
:: Al titolo “Fuori di strada” è associato il sottotitolo “Storie di circostanze e casualità”, ci spieghi entrambi? C’è un tema portante (leitmotiv) di tutta la raccolta?
🎤 Per una persona non credente quale io sono e che quindi ritiene non ci sia un disegno divino o comunque “intelligente” che ispiri e giustifichi la nostra vita, questa non può che essere frutto del caso e delle circostanze. È il caso che ci assegna un patrimonio genetico che ci predispone verso alcuni aspetti caratteriali (mite, introverso, artistico, esuberante, malinconico, violento) e sono le circostanze che possono esplicitare, ma anche frenare o estremizzare tali tendenze (nascere in Europa o nell’Africa sub-sahariana, avere un contesto familiare o amicale adeguato, averlo solo in parte o del tutto mancante, senza contare le opportunità di studio, di lavoro. di inserimento sociale che possono concretizzarsi o svanire solo per il momento giusto o sbagliato, spesso incrociando le persone giuste o sbagliate). I racconti del mio libro narrano di come caso e circostanze possono mescolarsi, talora in maniera equilibrata, talaltra drammatica, a volte addirittura comica, senza mai dimenticare che la risultante è sempre la storia di una persona che merita rispetto.
:: Quali sono i gangli emotivi, gli snodi logici che caratterizzano questa tua prima pubblicazione?
🎤 Riprendendo il finale della risposta precedente, la mia intenzione è stata quella di descrivere dei personaggi che, pur avendo storie personali alquanto travagliate, rivendicano l’estrema dignità delle proprie scelte, per quanto condizionate e a volte limitate dalle circostanze e dalle casualità. Camminano sul margine della carreggiata, spaventati ma anche tentati dall’abbandonare quella strada per certi versi rassicurante, ma che spesso li ha costretti a percorsi obbligati ed emotivamente inerti. Altre volte invece, trovandosi fuori di strada, in quella principale vorrebbero rientrare ma temono di non avere più le carte in regola per essere accettati.
:: Cosa ti ha spinto a scrivere i racconti raccolti in “Fuori di strada”? Sono racconti che hai scritto in un tempo breve o dilatato? Ci racconti la sua genesi?
🎤 Il vero movente è stata la voglia di rimettermi in gioco dopo un lungo periodo di inattività artistica, ma durante il quale ho accumulato una tale quantità di esperienze emozionali di natura personale, famigliare e professionale che non hanno potuto fare a meno di traboccare nella pagina scritta. All’inizio non è stato semplice, a cominciare dal forzato abbandono della penna a favore della tastiera del computer. Poi, a poco a poco, confortato dal giudizio di alcuni lettori e lettrici fidati, ho preso confidenza e scritto, nei ritagli di tempo concessi dagli impegni lavorativi, sette racconti nell’arco di 4-5 anni. Ho partecipato anche ad alcuni concorsi letterari vincendo il premio Cronin per medici scrittori nel 2021 con “La prima stella” e arrivando tra i finalisti del Premio inediTO 2020 con “Il bruco e la coccinella” [entrambi presenti in questa raccolta, ndr]. Sono anche riuscito a recuperare un paio di racconti scritti in gioventù, ma che mi sono sembrati reggere bene l’usura del tempo.
:: Ci parli dello stile che hai adottato nella scrittura? La reputi una lettura “facile” o “difficile”, a quale tipo di lettori potrebbe essere consigliato?
🎤 Non so dire quale stile di scrittura abbia adottato, né a quali particolari autori mi sia ispirato. Posso solo dire che ho sempre cercato di scrivere nella stessa forma in cui mi piace leggere. Cioè, una forma chiara, senza inutili orpelli o ricorsi a metafore che appesantiscano la pagina.
Ho cercato di mettere in primo piano il valore della parola, il suo potere evocativo, la sua forza di esprimere sentimenti ed emozioni attraverso una sintassi di certo non minimalista (tipica di molti autori moderni) ma neppure inutilmente prolissa. Inoltre, ho cercato di mantenere una tensione narrativa fin dall’inizio del racconto, con l’aggiunta, ove possibile, di alcuni elementi di vera “suspense”, che invoglino il lettore a voltare pagina fino al finale che spesso riserva insospettabili sorprese.
:: In che modo i personaggi dei racconti ti somigliano o ti esprimono?
🎤 Come ho già detto, i protagonisti dei miei racconti procedono in bilico sul limite del giusto cammino, talvolta tentati, ma anche spaventati da un cambio di direzione che potrebbe significare la redenzione o l’abisso. Chi mi conosce stenterebbe a riscontrare caratteri di somiglianza tra i personaggi descritti e gli aspetti più visibili della mia vita personale e professionale; però chissà che non abbia ragione chi diceva che ognuno di noi incarna tre tipi di vite: una pubblica, una privata e una segreta. E magari avrà anche ragione la professoressa Adriana Beverini che in un passo della postfazione, gentilmente dedicata al mio libro, scrive: “Dentro di sé, in una zona ben nascosta del suo inconscio, al riparo di quel suo modo razionale e controllato di rapportarsi con gli altri, è un inquieto, alla ricerca del brivido che dà la vertigine”.
:: Cosa può convincere un lettore incerto a leggere “Fuori di strada”?
🎤 L’ultima domanda è anche la più difficile a cui dare una risposta. Potrei dire: per tutti i motivi contenuti nelle risposte precedenti, ma sarebbe un modo troppo sbrigativo per togliersi d’impaccio. Potrei rispondere: per la curiosità di sentire cosa ha da dire l’ennesimo medico emulo di Cechov, Cronin e Carlo Levi che pretende di sondare l’animo umano come si ausculta un torace, ma sarebbe troppo autocelebrativo. Allora me la caverò con una proposta-quesito ai lettori: vediamo chi riesce a indovinare quale attività svolgono i due fratelli protagonisti del racconto “Quasi all’unisono”, prima di arrivare al finale rivelatore. Non è facile. Provateci. E, già che ci siete, leggete anche gli altri otto racconti...😄
:: Hai qualcosa da aggiungere?
🎤 Un ultimo sentito ringraziamento alla professoressa Beverini per la pregevole post-fazione dedicata alla mia opera e alla paziente e preziosa cura con cui Roberto e Giuliano hanno seguito, passo-passo, le varie fasi della preparazione e pubblicazione del libro.
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Intervista [Libri] 18/02/2024 12:00:00